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Radioterapia con ioni carbonio:

un possibile approccio terapeutico nel trattamento di selezionati casi di neoplasia ovarica

30 ott/25

Negli ultimi anni, il ruolo della radioterapia a finalità ablativa nelle pazienti affette da neoplasia ovarica oligometastatica, oligorecidivante o oligopersistente è oggetto di crescente interesse scientifico. I dati più recenti indicano risultati promettenti, sia per quanto riguarda il controllo locale della malattia, sia per l’allungamento dell’intervallo libero da terapie sistemiche.

Nei casi in cui un approccio radioterapico convenzionale con fotoni non risulti praticabile, l’adroterapia con ioni carbonio– disponibile in Italia solo presso il CNAO di Pavia –può rappresentare un’opzione terapeutica innovativa, in particolare per pazienti con malattie localizzate in sedi anatomiche critiche.

Un recente studio pilota internazionale, nato dalla collaborazione tra il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) e il National Institute for Quantum Science and Technology (QST) di Chiba (Giappone), ha valutato l’efficacia della radioterapia con ioni carbonio su 36 lesioni di tumori ovarici o tubarici recidivanti, giudicate non trattabili con radioterapia convenzionale da un team multidisciplinare.

Sebbene basati su una casistica limitata, i risultati sono incoraggianti: entro 12 mesi, il 97% delle lesioni ha mostrato una risposta completa o parziale, con un controllo locale della malattia del 92% a un anno e dell’83% a due anni. Inoltre, il trattamento è stato ben tollerato, con un solo caso di tossicità di grado 3 e senza eventi gravi, anche in pazienti trattate con PARP-inibitori o inibitori dell’angiogenesi. Inoltre, nelle pazienti portatrici di mutazioni BRCA non sono state osservate tossicità superiori al grado 2.

L’efficacia degli ioni carbonio nelle neoplasie ovariche è stata recentemente dimostrata anche da uno studio pre-clinico condotto nell’Unità di Radiobiologia del CNAO e può essere spiegata dalle loro peculiari proprietà fisiche e radiobiologiche: la capacità di concentrare con precisione la dose sul tumore, risparmiando i tessuti sani circostanti, e di indurre danni complessi al DNA anche in condizioni di ipossia, li rende particolarmente adatti al trattamento di neoplasie radioresistenti o situate in aree critiche.

Pur trattandosi di uno studio condotto su un numero ridotto di pazienti – dato comprensibile considerando la rarità delle condizioni cliniche - rappresenta il primo lavoro in letteratura sull’uso degli ioni carbonio nel tumore ovarico e apre la strada a nuovi trial clinici. Insieme alle ricerche precliniche condotte dal laboratorio di Radiobiologia del CNAO sulle neoplasie ovariche, questo studio apre la strada a nuovi trial clinici e allo sviluppo di percorsi terapeutici sempre più personalizzati, anche in relazione alle recenti evidenze molecolari che collegano la risposta tumorale al tipo di radiazione utilizzata.

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